Ergonomia: la scienza che ci aiuta a relazionarci con il mondo
Sommario
Per aiutare a limitare i dolori muscolo-scheletrici, migliorare l’ambiente domestico e lavorativo, e diminuire i fattori di stress tra umani e ciò che usano e che li circonda, esiste una disciplina apposita: l’ergonomia. Questo articolo offre una panoramica sull’ergonomia e i suoi progressi di studio, in particolare nella comprensione delle differenze tra uomini e donne.
Cos’è l’ergonomia
L’ergonomia è definita come lo studio delle persone nel loro ambiente, incluso l’ambiente di lavoro. In questo caso, un ergonomista progetta o modifica il lavoro e le sue componenti per adattarlo al lavoratore, non il contrario. L’obiettivo è eliminare il disagio e il rischio di lesioni dovute al lavoro, migliorare le prestazioni del sistema e la soddisfazione complessiva dei lavoratori, tutelandone il benessere, la salute e la sicurezza.
Ufficialmente “L’ergonomia è la disciplina che si occupa della comprensione delle interazioni tra l’uomo e gli altri elementi di un sistema, e la professione che applica la teoria, i principi, i dati e i metodi alla progettazione al fine di ottimizzare il benessere dell’uomo e le prestazioni complessive del sistema” (dal Consiglio esecutivo dell’Associazione Internazionale di Ergonomia, agosto 2000).
L’ergonomia è quindi una disciplina molto ampia, che studia numerosi fattori. Si divide approssimativamente in tre grandi ambiti di studio e di intervento: Ergonomia Fisica, Ergonomia Cognitiva ed Ergonomia Organizzativa.
Le principali aree di interesse dell’Ergonomia cognitiva includono il carico mentale, lo stress, i disagi psicofisici, l’usabilità delle interfacce, dei siti internet, ecc. L’Ergonomia Organizzativa si occupa invece della gestione della partecipazione e della cooperazione che si devono instaurare nella interazione tra gli individui, le strutture e i sistemi. Si tratta di aree ampie e sfaccettate, ma non ce ne occuperemo in questo articolo. Al contrario, ci concentreremo sull’Ergonomia Fisica, la sua relazione con i dolori muscolo-scheletrici e il design di mobili e oggetti.
Ergonomia fisica
L’Ergonomia Fisica si occupa della interazione tra la persona e le sollecitazioni che provengono dall’ambiente in cui agisce. Nei luoghi di lavoro e di vita quotidiana, l’ergonomia fisica si occupa della progettazione degli spazi, degli attrezzi e dei processi produttivi in funzione delle capacità specifiche dei lavoratori. Cerca quindi di migliorare il sistema posturale e ridurre di conseguenza le condizioni di stress psico-fisico. In particolare, punta a ridurre i disturbi muscoloscheletrici, una delle principali cause di insorgenza di malattie professionale in Italia e in Europa.
Diversi principi dell’ergonomia fisica si applicano per legge sui posti di lavoro. In particolare, la gestione del rischio da sovraccarico biomeccanico è un obbligo di legge per tutti i datori di lavoro. La postura, il movimento, l’utilizzo di forza intensa, la frequenza d’azione, i fattori organizzativi sono solo alcuni aspetti che possono contribuire ad aumentare il carico fisico e mentale e creare condizioni di disagio che nel lungo periodo possono condurre anche a un danno permanente per il lavoratore. Reiterare le sollecitazioni di muscoli e articolazioni produce, infatti, un danno da microtraumi cumulati che può fare insorgere vere e proprie patologie connesse con l’attività lavorativa. Nelle forme più gravi, questo accumulo di stress può portare ad invalidità permanenti.
Non si tratta solo di problemi connessi ad atti fisici come il sollevare, l’abbassare, il trainare, lo spingere o il trasportare carichi, ma coinvolge anche compiere movimenti ripetuti periodicamente, o avere pochi momenti di recupero. I problemi possono anche essere connessi a posture scorrette o comunque poco supportate da utensili e mobili.
Uomini, donne e minoranze
La messa in pratica dei principi dell’ergonomia si basa su standard. Storicamente, è stato denunciato in diverse occasioni che gli standard si basano prevalentemente su parametri maschili. Questo era soprattutto vero quando si producevano mobili e ambienti in serie, ma il problema persiste, specialmente quando la pratica lavorativa distingue l’occupazione maschile e femminile a diversi settori produttivi, o impone canoni difficilmente compatibili con la mansione, per ragioni storiche (pensiamo alle scarpe col tacco delle hostess, ad esempio, diffusissime nonostante l’alta prevalenza di dolori all’arco plantare delle lavoratrici, che spendono molte ore in piedi).
In anni recenti, diversi movimenti e molti studiosi si sono concentrati su quanto gli standard troppo rigidi o datati possano impattare la vita di lavoratori e lavoratrici, sia che appartengano a minoranze, sia che semplicemente usufruiscano di materiali obsoleti e inadeguati.
Le difficoltà, riconosciute, sono le diverse esigenze (in media) tra maschi e femmine. Un esempio è l’esperienza di adolescenti con sedie e banchi scolastici: uno studio ha evidenziato che i maschi hanno maggiore scomodità legata all’altezza delle sedie, le femmine all’altezza del banco relativamente al gomito. Altre minoranze (ad esempio, gli ispanici negli Stati Uniti, o le persone neurodivergenti) presentano ulteriori elementi di fastidio all’interno dei luoghi di lavoro, dovuti sia alla disposizione spaziale degli utensili, sia alle luci o all’acustica.
Molti studi sono attualmente in fase di realizzazione, per continuare a migliorare i vari elementi, ideare strumenti più versatili e personalizzabili, e inventare processi che allevino lo stress di lavoratori e lavoratrici.
Un esempio: ergonomia in ufficio
La regolazione di sedie e scrivanie in ufficio fa parte dei principi ergonomici. I datori di lavoro sarebbero obbligati a fornire ai dipendenti mobili che possano correttamente adattarsi al loro fisico e alla loro postura: scrivanie regolabili in altezza e sufficientemente profonde, sedie per cui si possono regolare sia l’altezza, sia il supporto lombare, sia i braccioli. Idealmente, dovrebbe anche essere possibile regolare la profondità della seduta e l’ampiezza dello schienale – o almeno dovrebbero essere disponibili varie misure, per essere adatte sia ai fisici più corpulenti che più minuti.
Anni fa, ogni mobile era standard – e spesso regolato su parametri maschili – ma attualmente gli studi ergonomici stanno accelerando il design e la produzione di dispositivi regolabili e personalizzabili, che sostengano lavoratori e le lavoratrici nelle loro attività quotidiane. È un processo continuo e per nulla banale, ma che potrà, se supportato dai diretti interessati, aiutare a ridurre lo stress domestico e lavorativo e i rischi di problemi muscolo-scheletrici, migliorando la qualità della vita di tutti noi.
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