depressione post parto e baby blues

Baby blues, depressione post-parto e allenamento

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Ti sarà capitato di sentire parlare di “Baby Blues” e depressione post-parto, ma sai sul serio di cosa si tratta? Attorno al primo periodo post-parto ci sono ancora tantissimi stigmi da sconfiggere. Uno di questi è sentirsi libere di parlare di come ci si sente realmente senza avere paura di essere considerate delle cattive madri

Ricordati che se stai attraversando un periodo in cui senti di non essere completamente te stessa, puoi sempre chiedere aiuto, anche a professionisti, senza per questo essere meno abile come mamma. 

Nella vita così come nell’allentamento scalare non è da sfigati e chiedere aiuto non è da perdenti. 

Baby blues e depressione post-parto: ma sono la stessa cosa?

Spesso si sente parlare di baby blues e di depressione post-parto come di due fenomeni interscambiabili. Sono però differenti. Il baby blues si può manifestare dai 2-3 giorni post-parto e dura massimo 15 giorni, la depressione post-parto, che può avere intensità diverse, si manifesta dopo i 15 giorni e può durare anche un anno

Il puerperio, quel periodo che va dal parto al ritorno alla normalità degli organi genitali femminili, dura circa 40 giorni e può essere molto intenso. Si assiste, infatti, a un notevole cambiamento fisico ed emotivo nella donna. Questo cambiamento può essere associato anche a stati d’animo variabili che risentono di fattori biologici, psicologici, sociali e culturali. È proprio il contesto variabile che può fungere da terreno fertile per il baby blues e la depressione post-parto.

Baby blues

Il termine baby blues è stato coniato all’inizio degli anni ’50 del novecento. Nonostante sia un fenomeno riconosciuto da più di mezzo secolo non si è ancora arrivati a una definizione univoca. Una definizione ampiamente accettata di baby blues è quella di una condizione psicologica con sintomi potenzialmente transitori quali brevi crisi di pianto, irritabilità o sbalzi d’umore, umore instabile, insonnia, ansia, perdita di appetito, scarsa concentrazione. Non c’è accordo sul fatto che debba essere presente umore depresso per poterlo caratterizzare. È, quindi, un fenomeno conosciuto, riconosciuto, studiato, ma ancora con poca chiarezza riguardo alla definizione. Per questo non è inserito all’interno dei manuali di diagnosi di disturbi mentali come il DMS-5 (Manuale per la diagnosi dei disturbi mentali). 

Il baby blues compare tra il secondo e il terzo giorno post-parto e dura circa dieci-quindici giorni. Purtroppo, non avendo definizione precisa, i criteri diagnostici sono labili. È difficile, per ciò, dire quante donne ne soffrano e i numeri che si trovano negli studi scientifici vanno da un 10-14% di prevalenza in Canada a un 55% in Europa a 70% in Corea. 

Non si conoscono le cause del baby blues, ci sono diverse ipotesi che parlano di una disregolazione ormonale (ci sono diverse ipotesi su quali ormoni siano coinvolti, ma ancora una volta poche certezze). Anche i fattori di rischio per sviluppare il baby blues non sono molto chiari. 

Da tenere a mente se sei un neogenitore è che questo fenomeno è di breve durata, si manifesta nelle prime due settimane dopo la nascita del bimbo. L’unica cosa a cui prestare attenzione è se questa condizione perdura oltre i quindici giorni, in quel caso è meglio rivolgersi a un professionista sanitario per il rischio di sviluppare una depressione post-parto.

Depressione post-parto

La depressione post-parto differisce dal baby blues perché si manifesta anche dopo le primissime settimane del puerperio. La depressione post-parto si può diagnosticare con particolari questionari che vengono somministrati dal personale sanitario alle donne. Il più utilizzato è il test di Edimburgo che è composto da 10 domande a risposta multipla, che la donna compila in autonomia riferendosi agli ultimi 7 giorni. Le domande indagano il senso di ansia, sopraffazione, pianto, pensieri suicidi

I sintomi più ricorrenti della depressione post-parto, infatti, sono: ansia, disperazione/senso di inutilità, disturbi del sonno, disturbi dell’appetito, mancanza di interesse nel bambino o nelle cose della vita quotidiana, fino a arrivare a pensieri suicidi. Queste sensazioni e emozioni non devono per forza essere presenti tutte assieme. 

Se per il baby blues non ci sono dei fattori di rischio condivisi per la depressione post-parto, invece, ne sono stati individuati diversi. Eccone alcuni: precedenti episodi depressivi, baby blues, problemi di autostima, relazioni complicate in famiglia, prematurità del bimbo.

Gli sbalzi ormonali che si hanno tra le ultime settimane di gestazione e il parto sono in parte responsabili dell’insorgenza della depressione post-parto. Gli ormoni principalmente coinvolti sono gli estrogeni, il progesterone e il cortisolo. Detto così sembra molto semplice, ma semplice non è. Provo a spiegarti: gli ormoni sono delle molecole (più o meno piccole), prodotte da ghiandole che agiscono su altre cellule, vicine o lontane, che possiedono i recettori per quel particolare ormone. Immagina gli ormoni come delle chiavi e i recettori come delle serrature: gli ormoni circolano nel corpo, spesso nel flusso sanguigno, e esplicano la loro funzione ogni qualvolta trovano la loro serratura. La regolazione della produzione ormonale è una regolazione fine che si ha a livello di diversi organi, per questo non è mai semplice trovare un meccanismo univoco che spieghi facilmente l’insorgere di fenomeni complessi come la depressione. Quello che puoi portarti a casa è che durante il parto e nelle prime giornate post-parto la produzione e la circolazione ormonale subiscono dei grandi cambiamenti e se c’è un terreno fertile (dato dai diversi fattori di rischio) può essere che si manifesti come depressione post-parto. 

Se soffro di depressione post-parto cosa posso fare?

Cosa si può fare?

Esistono diversi gradi di depressione post-parto, sta a psicologi e psichiatri (o medici) classificarla e decidere il trattamento. I trattamenti che hanno dimostrato una maggiore validità sono la psicoterapia, farmaci antidepressivi e terapia ormonale. La letteratura scientifica riporta che le donne faticano a accettare la terapia farmacologica per paura che possa compromettere l’allattamento al seno. Ci sono antidepressivi, però, che sono considerati sicuri e compatibili con l’allattamento. Se ti trovi in questa situazione affidati al professionista che ti segue, assieme a te troverà la strada migliore per venire incontro alle tue esigenze. 

Ma l’attività fisica, ti starai chiedendo, può essere d’aiuto in questi casi dal momento che va a modulare la produzione ormonale e mette di buon umore? Leggi oltre per vedere cosa si sa. 

Attività fisica e depressione post-parto

L’organizzazione mondiale della sanità, se non ci sono controindicazioni mediche, consiglia, sia durante la gravidanza sia nel post-parto, di fare almeno 150 minuti di attività fisica di intensità moderata alla settimana, incorporando sia attività aerobica che rinforzo muscolare e stretching. So cosa stai pensando, ma io il tempo dove lo trovo? Come faccio con un neonato? E cosa posso fare con il mio corpo che si sta modificando e che non è più quello di prima? A queste domande trovi risposta in altri articoli sul blog

L’importanza del movimento è risaputa sia a livello fisico che mentale, ma nella depressione post-parto muoversi è risolutivo

Innanzitutto partiamo da qui: se non riesci a fare 150 minuti di attività fisica alla settimana non sentirti in colpa, fai quello che riesci. 

Ancora una precisazione prima di addentrarci: attività fisica e esercizio sono due cose un pochino diverse. L’attività fisica è un qualunque movimento del corpo prodotto da muscoli e che implica un dispendio energetico. L’esercizio, invece, è una sottocategoria di attività fisica che è pianificata, strutturata, ripetitiva e che ha come obiettivo il mantenimento o il miglioramento della fitness fisica. 

Ci sono studi che mettono in relazione come una donna che fa attività fisica durante la gravidanza ha meno rischio di sviluppare depressione post-parto. Quindi mantenersi attive durante la gravidanza, sempre se non ci sono controindicazioni mediche, oltre a essere importante per la salute fisica risulta importante per ridurre il rischio di depressione. 

Altri studi hanno visto come in donne dopo il parto il movimento (inteso sia come attività fisica, sia come esercizio fisico) aiuti a migliorare la sintomatologia depressiva. I meccanismi per cui questo avviene, ancora una volta, non sono del tutto chiari, ma si sa che muoversi aumenta la produzione di alcuni ormoni. Sei pronto a vedere quali? Il movimento aumenta la produzione di serotonina, di dopamina (chiamati ormoni della felicità e del buonumore), di BDNF, una molecola neuroprotettiva, dell’ormone della crescita che aiuta a regolare il sonno, le funzioni cognitive e l’umore

Si è cercato, anche, di capire se ci fossero attività che aiutino maggiormente le donne che soffrono di depressione post-parto. Si è visto che camminare, attività aerobiche, pilates, yoga, stretching hanno tutti effetti benefici paragonabili, ma… la camminata in gruppo con le carrozzine è la forma di esercizio fisico che ha i benefici maggiori. Non si sa come mai, ma forse c’entra anche la socialità tra donne che sono nella stessa fase della vita. 

Concludendo

Baby blues e depressione post-parto sono fenomeni più comuni di quanto si possa pensare e come hai letto sono due cose diverse. Se hai un bimbo piccolo e ti rendi conto di essere più fragile, di avere problemi di sonno o con il cibo, di avere un umore depresso e il pianto facile rivolgiti a un professionista sanitario. Chiedere aiuto è il primo passo e come scalare durante un esercizio non è da sfigati, anzi. Esistono diversi modi per trattare la depressione post-parto la figura sanitaria che segue le donne con questa diagnosi è in grado di capire cosa è meglio per mamma e bimbo. 

Ricorda anche che fare attività fisica sia durante la gravidanza che nel post-parto aiuta la salute fisica e mentale. Salute fisica e mentale sono infatti strettamente connesse. 

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