Cellulite e carbossiterapia: un connubio vincente?
Sommario
La famigerata cellulite accompagna circa il 90% delle donne nella loro vita. Non importa che tu sia magra o con qualche chilo in più, è lì a farti compagnia. Hai voglia di capire cosa sappiamo della cellulite e di scoprire una tecnica che pare aiutare a migliorare l’aspetto delle zone colpite? Allora non indugiare e continua a leggere.
La cellulite è democratica
Uno dei primi articoli scientifici che parla di cellulite è del lontano 1978. Sorprendente vero? Già allora la cellulite era un argomento molto caldo e discusso, ma di cui si conosceva ben poco. Per parecchio tempo si è pensato potesse essere una patologia, ma come vedremo così non è.
Per capire meglio l’origine di questo fenomeno si deve capire come è fatta la pelle. Lo strato più esterno della pelle, quello che vediamo, per intenderci, è conosciuto come epidermide, la parte sottostante, in cui sono presenti anche i bulbi piliferi e le ghiandole sudoripare, è il derma e sotto ancora c’è un terzo strato chiamato ipoderma o strato sottocutaneo. In questo strato è presente il tessuto adiposo sottocutaneo, con le sue cellule, gli adipociti e il tessuto connettivo che le circonda. Il tessuto connettivo è formato da cellule disperse in una matrice extra-cellulare, prodotta dalle cellule stesse. Questa matrice extra-cellulare fornisce una impalcatura data da proteine tra cui le fibre di collagene.
Già dal nono mese di gestazione intrauterina si vede una differente disposizione delle fibre di matrice extra-cellulare tra le femmine e i maschi. Nelle femmine le fibre si dispongono perpendicolarmente rispetto agli strati superiori della pelle, nei maschi si dispongono in maniera reticolata. All’interno di queste impalcature di tessuto connettivo si trovano gli adipociti. Nelle donne, per come l’impalcatura è costituita, si formano dei compartimenti rettangolari chiamati camere grasse verticali. Prova a immaginare un guanto di lattice gonfiato, le dita sono queste camere verticali, e l’aria all’interno è la cellula adiposa, se si riempie troppo o se viene schiacciata, come ad esempio quando siamo seduti, è come se l’aria venisse spinta verso l’alto e quindi si vede una maggior protuberanza. Più o meno lo stesso accade nel tessuto sottocutaneo. Gli adipociti, la cui funzione è quella di accumulare grasso come riserva energetica, si riempiono spingendo verso l’alto e formando la classica conformazione a buccia d’arancia. Questi risultati, trovati già nel 1978 sono stati confermati da diversi studi successivi. Anche le donne magre, quindi, possono presentare questo tipo di caratteristica. È bene ricordare che per una donna scendere sotto un 12% di grasso corporeo può essere pericoloso perché va a interferire con i processi fisiologici prettamente femminili. È anche vero, però, che più gli adipociti sono pieni, maggiore sarà l’inestetismo della cellulite che vediamo. Quindi una persona che ha qualche chilo in più, essendo in sovrappeso o soffrendo di obesità, potrebbe avere una cellulite più evidente.
Oltre alla massa grassa anche l’età influisce sull’apparenza della cellulite. Con l’avanzare dell’età il tessuto connettivo perde di elasticità, vedi le rughe sul volto. Se l’impalcatura diventa più lassa allora anche il contenuto perde di forma e la cellulite diventa maggiormente visibile.
Altre cause di cellulite
Abbiamo visto che la conformazione del tessuto sottocutaneo femminile, la presenza di una buona quantità di grasso e un tessuto connettivo impoverito sono tutte concause che portano la cellulite a essere visibile.
Ci sono, però, anche altri fattori che possono influire. Il tessuto sottocutaneo è altamente vascolarizzato con capillari che sono più abbondanti rispetto agli altri strati della pelle. La maggior presenza di capillari permette un ingente scambio di sostanze con gli adipociti. Rispetto ad altri tessuti connettivi, quello che circonda il grasso sottocutaneo, nelle zone che presentano cellulite, ha caratteristiche particolari: ha un numero ridotto di fibre collagene e un sistema linfatico scarso.
È importante? Certo perché nelle condizioni in cui la buccia d’arancia è presente si ha una modificazione parziale del tessuto connettivo con una maggior presenza di fibre collagene che rendono il tessuto più duro. I capillari abbiamo detto essere importanti per lo scambio di ossigeno, nutrienti e altre molecole tra sangue e cellule adipose. Per poter permettere lo scambio di sostanze i capillari devono essere permeabili: devono, cioè, permettere la fuoriuscita di liquido nello spazio fuori dalle cellule e poi lo riassorbono. Normalmente il processo di riassorbimento è aiutato dal sistema linfatico che raccoglie il liquido in eccesso che i capillari non sono in grado di accogliere nuovamente. In normali condizioni, il tessuto adiposo sottocutaneo non ha problemi a drenare il liquido che fuoriesce dai capillari, anche senza l’aiuto dei capillari linfatici, che ricordiamo non son molto rappresentati. Quando è presente la cosiddetta cellulite, i capillari non riescono a recuperare il liquido fuoriuscito dai capillari creando edema.
Se le cellule adipose sono molto grosse, poi, si può instaurare anche un meccanismo di infiammazione che è sostenuto dagli ormoni femminili. Esistono delle classificazioni per la cellulite in base all’apparenza della pelle. Ci sono diverse scale che vengono utilizzate. Le scale fanno capire se c’è edema, come è il tessuto sottocutaneo in termini di fibre collagene e permette anche di capire come agire su questo inestetismo.
Tiriamo le fila sulla cellulite
La cellulite non è una malattia, ma un inestetismo che deriva da una conformazione fisiologica che è frutto della struttura del tessuto sottocutaneo, dalla dimensione degli adipociti, dalla capacità di drenare il liquido che fuoriesce dai capillari, dalla presenza di infiammazione che può essere sostenuta anche dagli ormoni del ciclo mestruale, oltre che da una componente genetica.
Cos’è la carbossiterapia
La carbossiterapia nasce agli inizi del ‘900 e solo verso la fine del secolo scorso ha iniziato a essere ampiamente sfruttata come terapia e tecnica di medicina estetica. È una tecnica che si basa sulle proprietà dell’anidride carbonica che è un prodotto di scarto del metabolismo cellulare. La carbossiterapia prevede iniezioni di anidride carbonica sottocutanea, queste hanno effetti dimostrati sulla perfusione di ossigeno nei tessuti, sulla crescita e rigenerazione tissutale. L’anidride carbonica compete con l’ossigeno per essere trasportata dall’emoglobina. La presenza di anidride carbonica permette di aumentare la concentrazione di ossigeno nei tessuti. L’anidride carbonica nello stazio extra-cellulare fa anche in modo che ci sia una vasodilatazione capillare. La vasodilatazione capillare permette al flusso sanguigno di aumentare. Tutti questi stimoli, oltre a contribuire alla vascolarizzazione del tessuto sottocutaneo, sono stimoli importanti per la l’angiogenesi, ovvero la formazione di nuovi capillari.
Lo scopo principale della carbossiterapia è quello di migliorare la microcircolazione cutanea e di conseguenza di aumentare sia la perfusione cutanea di ossigeno sia di aiutare il sistema linfatico a drenare i liquidi in eccesso. Inoltre, l’anidride carbonica ha un effetto distruttivo sulla membrana degli adipociti, stimolando la riduzione del tessuto adiposo.
Per tutte queste proprietà la carbossiterapia è usata in diverse condizioni sia patologiche che di medicina estetica come le rughe, l’iperpigmentazione sotto gli occhi, la lassità della pelle, le placche da psoriasi, le ulcerazioni da diabete e la cellulite.
Carbossiterapia e cellulite
La carbossiterapia viene usata anche per ridurre gli inestetismi causati dalla cellulite ed è uno dei pochi metodi che cerca di eliminare, almeno in parte, le cause della formazione della cellulite. Ovviamente non può fare nulla per andare a modificare la struttura del tessuto connettivo dello strato sottocutaneo, ma può aiutare il microcircolo e può aiutare la lisi delle cellule adipose.
Si è visto che con la carbossiterapia la struttura delle fibre del tessuto collagene nell’ipoderma si modifica con una riduzione delle fibre stesse. Questo rende il tessuto meno rigido e fibrotico. Inoltre abbiamo detto che l’anidride carbonica migliora il microcircolo e porta un maggiore afflusso di ossigeno al tessuto interessato. Anche questo va a ridurre una problematica che si riscontra nei gradi più alti di cellulite. Inoltre, con la carbossiterapia si riescono anche a danneggiare gli adipociti facendogli rilasciare il grasso contenuto.
Il miglioramento del microcircolo, un tessuto connettivo con meno fibre e cellule adipose più piccole fanno sì che la carbossiterapia sia una metodica efficace per la riduzione dell’inestetismo dato dalla cellulite.
Conclusioni
La cellulite è presente in quasi tutte le donne. È una caratteristica fisiologica più che una malattia. Si può presentare con diversi gradi di intensità in base a caratteristiche genetiche, alla presenza di grasso nella zona che si prende in considerazione, a quante fibre collagene sono presenti nel tessuto connettivo e al suo grado di vascolarizzazione.
La cellulite essendo fisiologica non può essere eliminata del tutto ma si può, attraverso alcune tecniche come la carbossiterapia, modificare nella sua apparenza. La carbossiterapia va ad agire sulle fibre del tessuto collagene, aumenta il microcircolo capillare e ha un effetto sugli adipociti. Questo porta alla riduzione visiva dell’inestetismo.
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