Diabete di tipo 1 o 2: le differenze contano quando si fa sport!
Sommario
Il diabete (diabete mellito) è una malattia metabolica che colpisce indistintamente uomini e donne e ne complica la qualità della vita. In Italia, ne soffrono circa 3,5 milioni di persone, ed è in lento ma costante aumento. Vengono riconosciuti due tipi principali di diabete, il tipo 1 e il tipo 2, classificati in base a criteri biologici. Per la gestione di entrambi, fare esercizio fisico è un valido alleato; tuttavia, ci sono differenze importanti che vale la pena conoscere.
Un po’ di biologia
Per cominciare, scaviamo un po’ nelle reminiscenze di biologia per capire le principali differenze tra diabete di tipo 1 e di tipo 2.
Il sangue trasporta glucosio, derivante dai processi di digestione, per fornire alle cellule una fonte primaria di energia, da usare per tutte le loro attività. I livelli di glucosio nel sangue devono però essere attentamente regolati: livelli troppo bassi (ipoglicemia) privano le cellule di energia, con conseguenti sintomi come affaticamento, spossatezza o vertigini, fino a danni dei tessuti coinvolti; livelli troppo alti (iperglicemia) sono associati a complicazioni all’apparato cardio-circolatorio, come l’aterosclerosi.
La regolazione del glucosio nel sangue è gestita da principalmente da un ormone, l’insulina, prodotto nel pancreas dalle cosiddette cellule beta delle isole di Langerhans. Il diabete è una malattia determinata da un’alterazione significativa e persistente della produzione di insulina, e dalla successiva dis-regolazione dei livelli di glucosio nel sangue.
Il diabete di tipo 1 e di tipo 2 sono definiti in base alla causa che provoca questa disregolazione. Nel caso di diabete di tipo 1, la ragione è un malfunzionamento del sistema immunitario, che riconosce (erroneamente) le cellule beta come estranee, le attacca e le distrugge. Di fatto, si tratta di una malattia autoimmune. È causato da un mix di fattori genetici, ambientali e immunologici; può insorgere, ad esempio, in seguito a infezioni virali gravi.
Il diabete di tipo 2, invece, è dovuto o a un deficit di secrezione dell’insulina da parte delle cellule beta, o a una resistenza dei tessuti dell’organismo all’azione dell’insulina. In pratica, l’insulina prodotta o non è sufficiente, o non è sufficientemente recepita. È anch’esso causato da un insieme di fattori, tra cui la genetica, ma in questo caso si sospetta che lo stile di vita e la presenza di altri problemi come l’obesità siano fattori di rischio non banali.
Il diabete di tipo 2 rappresenta circa il 90% dei casi di diabete nel mondo ed è quello in più rapida crescita. Il restante 10% sono casi di tipo 1, o percentuali marginali di diabete “gestazionale” (comunque transitorio nella maggior parte dei casi) o di altre sottoclassi molto rare.
Il ruolo dell’esercizio fisico
L’attività fisica è raccomandata per tutti i tipi di diabete, per abbassare i fattori di rischio legati al sovrappeso, alla sedentarietà e alla fragilità vascolare e per aumentare gli effetti preventivi verso molte complicanze legate alla malattia. Inoltre, nel caso di diabete di tipo 2, uno stile di vita attivo, legato a uno stile alimentare controllato, è in grado di ritardarne e a volte prevenirne l’insorgenza.
Fare una qualche attività fisica in maniera costante già porta benefici. Idealmente, un’ulteriore personalizzazione, seguita da esperti del settore, offre risultati anche migliori sulla qualità della vita e la gestione della malattia. Purtroppo, diversi sondaggi hanno appurato che la maggior parte dei pazienti diabetici svolge zero o pochissimo esercizio fisico. Che sia per abitudine, o per timore di ipoglicemia, o per altre ragioni personali o sociali, si tratta di una scelta poco lungimirante.
Fare sport con diabete di tipo 1 o di tipo 2
Fare sport non solo è raccomandato ma è anche perfettamente possibile per i pazienti diabetici. Oltre a seguire le raccomandazioni di medici, nutrizionisti e allenatori per potersi sfogare in tutta sicurezza, esistono ormai moltissimi dispositivi per monitorare i livelli glicemici in tempo reale e minimizzare i rischi.
Questo monitoraggio costante permette anche di affacciarsi a sport che per anni erano stati sconsigliati. L’importante è sapere quali effetti possono avere sulla regolazione del glucosio, a seconda del tipo di diabete di cui si soffre, ed avere chiari i propri obiettivi.
Per il diabete di tipo 1, infatti, l’obiettivo tipico è la stabilizzazione della glicemia, una volta corretta grazie a trattamenti farmacologici, medici e sportivi. A questo fine, gli allenamenti misti sono da preferire, iniziando con attività di forza e/o anaerobiche, in cui la glicemia potrebbe salire come risposta fisiologica, e proseguendo con attività aerobiche che la diminuiscono. In questi casi, un buon condizionamento di base è necessario, per poter gestire i lavori in maniera sicura ed efficace. Anche l’esperienza aiuta, per monitorare i livelli di glucosio nel sangue e mantenerli stabili, oltre che per scongiurare variazioni impreviste. A questo fine, diverse linee guida consigliano di allenarsi nei momenti in cui si ha poca insulina in circolo.
Nel caso di diabete di tipo 2, invece, l’allenamento è un ottimo alleato per abbassare la glicemia. Si può quindi effettuare poco dopo i pasti per ridurre l’eventuale iperglicemia che ne consegue. Per abbassare la glicemia, le attività aerobiche sono più efficaci; non bisogna però dimenticare gli allenamenti di forza per stimolare meglio i muscoli e promuovere una migliore sensibilità all’insulina. Anche in questi casi, monitorare la glicemia è molto importante, per non rischiare eventi di ipoglicemia.
Quando/quanto allenarsi?
In linea di massima, non serve puntare ad allenamenti lunghi ed intensi per rilevare benefici. Anzi, prolungando lo sforzo si rischiano oscillazioni glicemiche difficili da gestire (soprattutto per tipo 1) o ipoglicemia (soprattutto per tipo 2). Allenamenti tra la mezz’ora e l’ora sono in genere sufficienti ad attivare corpo e muscoli e stimolare i benefici di cui abbiamo parlato. Viceversa, è molto importante la frequenza: i migliori risultati si ottengono quando ci si allena per diversi giorni alla settimana, mantenendo una frequenza stabile e coerente con le proprie possibilità.
Queste sono però indicazioni di massima. Ogni persona ha una storia clinica e di allenamento differente. Chi si approccia allo sport da neofita dovrà procedere per gradi, mentre una persona già allenata potrà generalmente continuare con le sue routine sportive, a patto che senta benefici e non abbia episodi sfavorevoli. In ogni caso, e per entrambi i tipi di diabete, è sempre una buona idea affidarsi ad esperti per avere schede personalizzate e ottenere il meglio dallo sport – che è divertente, senza rischi se gestito con coscienza, e soprattutto fa molto bene!
Bibliografia
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