Mal di schiena da scrivania: ne soffrivano anche gli egizi!
Sommario
Ti lamenti che il tuo lavoro alla scrivania ti lascia un mal di schiena fastidioso? Mal comune mezzo gaudio: ne soffrivano anche gli scribi dell’antico Egitto.
Lombalgia
Della lombalgia (il mal di schiena sordo, verso il fondo, associato spesso a lavori sedentari e alla scrivania) abbiamo già parlato varie volte, approfondendo quanto sia molesta, gli approcci da tenere (postura, allenamento, scarico, eccetera), e quanto sia diffusa nel mondo. Apprendiamo ora, grazie a scoperte recenti di archeologia, di quanto sia diffusa anche nel tempo!
Gli scribi
Gli scribi li abbiamo studiati a scuola (elementari o medie), assieme a faraoni e piramidi. Circa quattromila anni fa, era raro che le persone fossero in grado di leggere e scrivere. L’alfabetizzazione era bassissima, e chi sapeva scrivere e tenere di conto era apprezzatissimo dalla società, perché permetteva di fare inventari, stilare documenti, tenere i conti in ordine e, in buona sostanza, far funzionare la base del governo dei faraoni. Queste persone erano gli scribi, che facevano infatti parte delle classi privilegiate.
Gli scribi (che erano solo uomini) registravano gli affari e le entrate della corte faraonica e dei potenti templi amministrati dai sacerdoti. La classica immagine dello scriba, rappresentato in statuette e figure che si trovano nei musei o sui libri di testo, è quella di un ometto col gonnellino, seduto a gambe incrociate o inginocchiato mentre lavora. Non avevano certo sedie ergonomiche, scrivanie regolabili o ausili per la scrittura di alta qualità per migliorare queste posizioni scomode. Somigliavano, per certi versi, agli studenti universitari nelle aule sovraffollate, costretti a prendere appunti in posizioni fantasiose (anche se le tavolette rigide degli scribi erano probabilmente più gestibili dei quaderni flessibili…).
Scribi col mal di schiena
Dato il parallelismo con gli studenti, è verosimile aspettarsi che anche la schiena degli scribi non se la passasse a meraviglia. Un gruppo di antropologi ed egittologi ha quindi cercato di scoprire come il loro lavoro influisse sul corpo degli scribi.
Un team Ceco ha recentemente studiato i resti di sepolture scoperte ad Abusir, situata a circa 20 km a sud del Cairo ed uno dei grandi cimiteri dell’Antico Regno. Quasi 200 tombe risalenti a quel periodo sono state scoperte lì a partire dagli anni Sessanta. I ricercatori hanno poi identificato gli scribi. Nell’antico Egitto, la classe sociale di una persona dipendeva dal fatto che ricoprisse una posizione di rilievo nella corte reale. Il loro status determinava anche il luogo di sepoltura. La posizione di una tomba nel cimitero, le sue dimensioni, il modo in cui era decorata, le dimensioni della camera funeraria e i materiali utilizzati per il corredo funerario ci parlano dello status sociale di un individuo.
Così facendo, i ricercatori hanno potuto concentrarsi sui resti di individui privilegiati – verosimilmente, alti funzionari o, appunto, scribi – valutando solo ossa secche, non mummie. Dei 69 gruppi di resti studiati, 30 appartenevano a scribi, identificati grazie alle fonti scritte trovate nelle loro tombe (gli antichi Egizi ritenevano importante registrare nelle loro tombe le posizioni, le carriere e i gradi delle persone all’interno della corte reale).
Parecchi problemi
Il lavoro degli scribi non era una passeggiata (certo, sempre meglio che fare l’operaio…): comportava infatti una maggiore incidenza di cambiamenti degenerativi nei loro scheletri rispetto agli altri resti scheletrici di funzionari e sacerdoti.
Gli scribi mostravano segni di osteoartrite, soprattutto nell’articolazione della mascella, nella colonna vertebrale cervicale, nella spalla destra, nel pollice destro e nell’articolazione del ginocchio. Presentavano inoltre un maggior numero di attacchi muscolari e legamentosi a livello dell’omero e dell’anca sinistra, oltre a una maggiore incidenza di sfaccettature da accovacciamento sulla caviglia destra; questa condizione è associata all’accovacciamento prolungato. Anche i cambiamenti riscontrati nelle estremità inferiori possono essere il risultato di una prolungata posizione seduta a gambe incrociate o in ginocchio.
Ma i cambiamenti più significativi (e forse più dolorosi) avvenivano nella metà superiore del corpo degli scribi. In una tipica posizione di lavoro, lo scriba spesso scriveva senza il supporto delle mani. Si sedeva sul pavimento con la testa piegata in avanti e la colonna vertebrale flessa, appoggiando magari le tavolette direttamente sul pavimento. Questo cambiava il baricentro della testa e sollecitava la colonna vertebrale, con ripercussioni sul rachide cervicale. Probabilmente era anche responsabile dello sviluppo della grave osteoartrite nell’articolazione della mandibola, poiché queste due parti dello scheletro sono funzionalmente molto legate, come hanno dimostrato recenti studi clinici.
Anche un’altra delle abitudini necessarie degli scribi contribuiva certamente al sovraccarico estremo dell’articolazione della mandibola. Usavano penne ricavate dalla pianta del giunco spinoso (Juncus rigidus) che masticavano all’estremità per formare una testa simile a un pennello e con cui poi scrivevano. Ogni volta che il pennello si consumava, rimuovevano di nuovo l’estremità e masticavano la sezione successiva. E ripetevano questo processo frequentemente. In pratica, si “temperavano” le “matite” masticandole.
Le conseguenze di questa attività possono essere simili a quelle dell’odierna masticazione regolare, eccessiva o addirittura costante di gomme da masticare, fortemente condannata da molti dentisti: può causare malattie dell’articolazione temporo-mandibolare, che spesso portano alla dislocazione dell’articolazione dalla cavità.
Un po’ meglio stiamo, ma fino a un certo punto…
Oggi sappiamo molto sui rischi fisici che corrono i lavoratori d’ufficio. Per fortuna sono state inventate le sedie ergonomiche e gli esercizi posturali, non si deve più scrivere per terra (per lo meno, non troppo…) e le matite a mina, o i tablet, hanno risolto il problema della masticazione del pennello. Eppure, troppo spesso, ci si incaglia in auto-sabotaggi del nostro corpo: si assumono posizioni inverosimili, si masticano troppe gomme, si sta piegati per ore su uno smartphone, o non si ha accesso ai dispositivi da ufficio necessari per il nostro benessere. Questi cambiamenti saranno evidenti nei nostri scheletri, se verranno studiati in futuro: tensione cervicale dovuta a una cattiva postura della testa, probabile osteoartrite della mano o del polso dovuta all’uso eccessivo del mouse, e cambiamenti nelle ossa del sedere e nella colonna vertebrale lombare dovuti al fatto di stare troppo seduti. Vediamo di non fare la fine degli scribi.
Bibliografia
[1] P.B. Havelkova, V. Dulikova, “Is your desk job killing your back? Ancient Egyptian scribes had the same aches and pains, say researchers”, TheConversation, 18/07/2024
[2] Brukner Havelková, P., Dulíková, V., Bejdová, Š., Vacková, J., Velemínský, P., & Bárta, M. (2024). Ancient Egyptian scribes and specific skeletal occupational risk markers (Abusir, Old Kingdom). Scientific Reports, 14(1), 13317.
[3] Piacentini, P. Les Scribes dans la Société Égyptienne de l’Ancien Empire I (Cybele, 2002).
[4] Yuen-Collingridge, R. Observing the scribe at work. In Observing the Scribe at Work: Scribal Practice in the Ancient World (eds Ast, R. et al.) 1–8 (Peeters Publishers, 2021).