Olimpiadi di Parigi 2024: prepariamoci all’evento!
Sommario
A fine luglio iniziano le Olimpiadi di Parigi, le 33ime dell’era moderna, a 100 anni esatti da quando Parigi le ospitò per la seconda volta e la terza volta in tutto per la capitale francese. La torcia olimpica è da poco partita e, con lei, ci avviciniamo anche noi all’evento sportivo dell’anno!
Lo facciamo con una raccolta di aneddoti e curiosità, da leggere tra una ripetizione e l’altra, per entrare ancora di più nello spirito olimpico.
Antico e moderno
Le Olimpiadi sono il più grande revival moderno di una pratica antica. Non sono sopravvissute le corse con le bighe, il lancio della clava né altre competizioni perse nell’oblio dei secoli, ma le Olimpiadi sì. Perché?
Il termine “olimpico” per riferirsi ad eventi sportivi è documentato sin dal 17° secolo, e dei “giochi olimpici” vennero tenuti in Inghilterra, Svezia e altri Paesi nel ‘700 e ‘800. D’altronde, il fascino delle Olimpiadi antiche greche – un evento durato secoli, che interruppe guerre e affascinò i Romani conquistatori della Grecia – era stato riscoperto durante l’Umanesimo e le ricerche accademiche successive.
A fine ‘800, al revival dell’idea di “uomo sportivo = uomo gagliardo” si aggiunsero le spinte di orgoglio nazionale e una buona dose di sponsor intellettuali e governativi; così, venne infine fondato il Comitato Olimpico Internazionale – e qui abbiamo l’intervento del mitico Pierre de Coubertin – che nel 1896 organizzò la prima olimpiade riconosciuta dell’era moderna. E dove se non ad Atene, culla della cultura occidentale, madre della filosofia e perla dell’antica Grecia?
La simbologia che richiama le Olimpiadi greche, idealmente connettendo antico e moderno in una ricerca di continuità filosofica e morale, è molto variegata. Ad esempio, la torcia olimpica viene accesa proprio a Olimpia, utilizzando un sistema di specchi per incanalare i raggi del Sole. L’idea, ovviamente, è che gli accendini non esistessero in Grecia – anche se questo metodo è molto simile agli specchi ustori del greco Archimede Siracusano…
Alcune idee non riprese dall’antichità, invece, includono la partecipazione unicamente di uomini di lingua greca, liberi, e che gareggiano nudi. Al contrario, le primissime olimpiadi accettavano atleti amatoriali – poi sostituiti professionisti – di ogni nazione, vestiti adeguatamente. Fu ancora più moderna la decisione di includere finalmente le discipline femminili (anche se lo loro divise fanno tutt’oggi ancora discutere [3]), le categorie di diversamente abili (i Giochi Paraolimpici vennero inaugurati nel 1948, inizialmente con l’obiettivo di promuovere la riabilitazione dei soldati dopo la 2° Guerra Mondiale) e i giovani (con gli Olympic Youth Games).
Tornando alla torcia
La torcia olimpica, dopo essere stata accesa, viaggia un po’ in tutto il mondo, portata da atleti e non atleti mediante una staffetta (viene cioè passata di mano in mano, senza spegnersi). Chi porta la torcia è detto tedoforo (con grande fantasia, da “teda”, fiaccola cerimoniale, e “fero, fers”, verbo che significa portare). La torcia non è stata portata solo a piedi, ma ha anche viaggiato in gondola, in barca, a cavallo e in aereo. Ci sono stati anche casi in cui la torcia (a fiamma spenta, però), è stata simbolicamente immersa in mare o portata nello spazio.
Ai fini del cerimoniale, è importante che la fiamma olimpica resti sempre accesa, sia durante il viaggio che in occasione dei giochi. Per questo motivo, la fiaccola ha un design (spesso realizzato da designer e architetti di grido) progettato per resistere a qualsiasi condizione meteorologica. Se proprio dovesse spegnersi, la fiamma può essere nuovamente accesa utilizzando una fiamma di riserva, anch’essa accesa in Grecia secondo il metodo tradizionale.
Tornando alle donne
Le donne furono escluse dalla prima Olimpiade del 1896, ma iniziarono a partecipare da quella successiva. Peccato però che fossero pochissime, e che gareggiassero in modo semiufficiale in maniera mista. Nelle edizioni successive vennero fatte concessioni per far partecipare atlete donne in qualche disciplina in più, fino a ottenere l’ufficialità della partecipazione del 1920. Le edizioni successive normalizzarono le discipline femminili e – molto lentamente – ne migliorarono lo status, finalmente di atlete e non più di “contorno”. Per ottenere proporzioni simili tra uomini e donne, però, bisognerà attendere le Olimpiadi del XXI secolo: solo nel a Londra 2012 tutti i Paesi partecipanti inviarono atlete, e la parità (all’incirca) tra il numero di atleti e atlete arriverà a Rio nel 2016 e poi a Tokyo.
La prima volta che una donna fu l’ultimo tedoforo (quello che accende il braciere, probabilmente il più simbolico) fu in Messico nel 1968. Successivamente ci furono alternanze abbastanza frequenti.
Un bell’aneddoto di sportività
Nel 1936, a Berlino, due saltatori con l’asta giapponesi, Sueo Oe e Shuhei Nishida, chiusero in perfetta parità – un po’ come avvenne per Gianmarco Tamberi e Mustaz Essa Barshim alle Olimpiadi di Tokyo 2020 (2021) per il salto in alto. Come nella storia più recente, i due atleti dell’asta decisero di non andare per lo spareggio ma di chiudere in parità: erano entrambi “secondi”, subito dietro alla medaglia d’oro. Tuttavia, al contrario di quanto avvenuto con Tamberi e Barshim, che condivisero la stessa medaglia, a Oe e Nishida vennero consegnate due medaglie diverse: d’argento a Nishida e di bronzo a Oe. Peraltro, in maniera abbastanza arbitraria.
Una volta tornati in patria, i due decisero di andare da un gioielliere, tagliare le medaglie a metà e fonderle di nuovo, ottenendo ognuno una medaglia metà d’argento e metà di bronzo. Le “medaglie dell’amicizia”, assieme all’amicizia d’oro di Tamberi e Barshim e tante altre storie di lealtà sportiva, rappresentano un esempio bellissimo dei valori dello sport, sopra rivalità e interessi.
Bibliografia
[1] CIO, “OC makes historic decision by simultaneously awarding Olympic Games 2024 to Paris and 2028 to Los Angeles”, olympic.org, 13 settembre 2017
[2] J. Swaddling. “The Ancient Olympic Games”. University of Texas Press. ISBN 978-0-292-77751-4, 1999
[3] Il Post, “Le discusse divise della nazionale femminile statunitense di atletica”, https://www.ilpost.it/2024/04/15/divise-atletica-femminile-statunitense/, 15/04/2024
[4] “All Games since 1896”. International Olympic Committee. Retrieved 11/05/2024.
[5] Comitato Olimpico Internazionale, “Sport… The Third Millennium / Sport… le troisième millénaire”, a cura di Fernand Landry, Marc Landry e Magdeleine Yerlès, Québec, Presses Université Laval, 1991.
[6] R. Askwith. “Great Olympic Friendships: Shuhei Nishida and Sueo Oe, the friends who wouldn’t be divided by their medals”. Independent.co.uk. 05/08/2016