Sai che anche la scienza si allena?
Tempo di lettura: 4 minutiUna strategia di marketing molto usata negli ultimi anni è quella di strombazzare risultati scientifici come dimostrazione della bontà di trattamenti e prodotti. In particolare, trattamenti di bellezza, alimentari e sportivi sono ricchi di proclami di questo genere. Ma si fa presto a dire “è scientificamente provato”!
La ricerca scientifica ha molto in comune con un programma di allenamento: parte da nozioni basilari, affina le proprie tecniche e i propri saperi, fino a raggiungere ottime prestazioni in determinati campi dove ha investito di più. Molte questioni, però, restano aperte e necessitano di più studi, specialmente nell’ambito sportivo: ecco perché.
Tanti aspetti da studiare
“Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante tu ne possa sognare nella tua filosofia” diceva Shakespeare. E non a torto: per quanto ci intestardiamo a cercare di studiare e comprendere sempre più cose uove, ce ne saranno comunque tantissime che ancora non conosciamo. Quali? Beh, non le conosciamo ancora… Per questo, ogni tanto, salta fuori un argomento completamente nuovo, una funzione della cellulina del mignolo sinistro mai osservata o un metodo fantastico che “nessuno ti aveva mai detto”. Semplicemente, prima non si conoscevano e ora sì.
Ad esempio, per molto tempo si è pensato che fosse meglio fare stretching prima di un allenamento, in particolare per evitare strappi. Studi successivi hanno però osservato che lo stretching non aiuta solo la flessibilità, ma anche il flusso sanguigno per riparare i muscoli dopo l’attività sportiva. Di conseguenza, è ormai consigliato di fare un buon riscaldamento, magari con esercizi di mobilità attiva, prima dell’allenamento, e terminare con lo stretching.
Molte ricerche sono nuove e da approfondire
A proposito di “metodi fantastici che nessuno ti aveva mai detto”: quando si annuncia una scoperta, di solito la si deve testare a lungo e con cura, prima di poter affermare che vada bene per tutt*. Un conto è osservare un effetto una volta (questo allenamento ha fatto bene a mia zia); un conto è affermare che possa andare bene per qualunque persona (l’allenamento di mia zia dovrebbe essere adottato da chiunque).
Molte ricerche, soprattutto negli ultimi anni in cui biologia e fisiologia hanno avuto un boom, sono piuttosto nuove e di frontiera. A meno che non siano affrontate da numeri enormi di ricercatori e ricercatrici (come gli studi sul COVID-19), occorre parecchio tempo e diversi studi per poterli verificare per bene.
Anche se potrebbe essere quasi frustrante dover aspettare per ottenere una risposta, l’idea alla base è poter fornire una risposta adeguata e soddisfacente: sarebbe poco utile, infatti, lanciarsi con speculazioni che potrebbero venire corrette nel giro di pochi anni. Ad esempio, non è ancora ben noto quale tipo di allenamento meglio impatti sulla cellulite: molto meglio riconoscere il valore di allenamenti combinati ed esperienza accumulata, piuttosto che cercare di ottimizzare un tipo solo di esercizio, che potrebbe rivelarsi poco utile per la cellulite e sottrarrebbe tempo e risorse ad altri esercizi, importanti per diverse funzioni corporee.
Il nostro corpo è un sistema complesso
Non siamo macchine realizzate a moduli o compartimenti stagni. Nonostante la metafora del “corpo-macchina” sia utile e diffusa, siamo molto più compless* di così!
Esempio: si rompe la batteria dell’auto. Basta cambiarla e possiamo ripartire come se nulla fosse, perché la batteria influisce solo con i pezzi con cui è fisicamente collegata tramite fili. Col corpo è tutto più complicato: gli organi sono connessi non solo a quelli vicini, ma a tutto il resto dell’organismo, mediante segnali chimici e ormonali. I muscoli stessi non sono connessi solo alle articolazioni e ai loro primi vicini, ma fanno parte di vere e proprie catene. Modificare un anello potrebbe portare ad alterare il funzionamento di tutta la catena! Ti sarà magari capitato di tenere una postura sbagliata all’altezza delle spalle e sentire dolori al fondo schiena: eccone un esempio.
Ancora più complicate sono le connessioni tra metabolismo, attività muscolo-scheletrica, impulsi nervosi e tutto il resto: a volte, scombinare il nostro corpo in singoli compartimenti può far perdere il senso globale di ciò che sta succedendo. Per questo, moltissime ricerche recenti stanno adottando un punto di vista più “olistico” ma, come scritto sopra, ci vuole del tempo per cementificare le nuove scoperte.
Non siamo tutt* uguali!
Un mantra della statistica è la possibilità di identificare un “campione significativo”, testare un’ipotesi e inferire il comportamento su tutta la popolazione. Questo funziona molto bene quando le variabili in gioco sono poche. Il lancio di qualche decina di monete è ben rappresentativo del lancio di migliaia di monete.
Quando la statistica viene applicata sulla fisiologia delle persone, però, ecco che le variabili diventano moltissime. Molti processi sono comuni a tutte le persone: i processi di assimilazione dei nutrienti, il modo in cui i muscoli funzionano, gli effetti dell’attività fisica in generale sul metabolismo e la forza, eccetera.
Altri aspetti sono comuni a “classi” di individui. Ad esempio, il beneficio di determinati allenamenti per una determinata costituzione corporea, oppure linee guida alimentari particolarmente utili a certe fasce d’età.
Infine, in certi casi, occorre personalizzare. Un esempio è il digiuno intermittente, una strategia dietetica assolutamente sconsigliata a determinate persone (ad esempio, donne incinte o a specifici individui cui sono stati diagnosticati disturbi del comportamento alimentare). Quindi, nel caso non ti trovassi a tuo agio con consigli generici, è sempre meglio affidarsi a proprio specialista di fiducia – medico, allenatore, nutrizionista, fisioterapista… – a seconda del dubbio, e guardare con scetticismo le promesse pubblicitarie di soluzioni “magiche” e “basate su un campione xyz di donne come te!”.
Interessi di ricerca e finanziamenti
C’è ancora un’ultima ragione per cui alcuni argomenti, che a noi potrebbero sembrare vitali, non hanno ancora risposte chiare. Molto pragmaticamente, manca un interesse pubblico o da parte dei finanziatori. Inutile nascondersi dietro un dito: la ricerca scientifica è portata avanti da un numero limitato di donne e uomini, con 24 ore al giorno a disposizione e la necessità di avere strumenti, salari e possibilità. Molto onestamente: non si può approfondire tutto. Di conseguenza, se una determinata problematica è molto di nicchia, o non viene considerata prioritaria, verrà magari affrontata da pochissime ricerche. Se dovessero mancare i finanziamenti per portarla a termine, magari non genererà le risposte solide desiderate.
Per questa ragione, rivestono molta importanza i professionisti che hanno contatti diretti con le persone: magari non otterranno risultati generalizzabili a tutto il genere umano, ma col tempo e l’esperienza sapranno sviluppare soluzioni personalizzate e, sperabilmente, efficaci.
Restiamo informati
Che la ricerca scientifica sia in continua evoluzione e possa avere delle lacune non è tanto una questione di mancanze o di sfiducia, quanto di una combinazione di domande, risorse e risposte. Per questa ragione, in questo blog riportiamo solo risultati verificati e storicamente consolidati, mentre avremo l’onestà, a volte, di scrivere “questo ancora non si conosce bene” o “su questo argomento, però, serviranno altri studi di conferma”. È una questione di trasparenza, e di allenamento a un minimo di scetticismo contro le soluzioni “miracolose” che vengono alcune volte propinate.
Bibliografia
[1] Complex Systems Society, “What are complex systems?”, https://cssociety.org/about-us/what-are-cs, aggiornato al 24/04/2022
[1] Page, Frank, and Lardner. Assessment and Treatment of Muscle Imbalance: The Janda Approach (2010)
[3] Gibson, A. St Clair, and T. D. Noakes. “Evidence for complex system integration and dynamic neural regulation of skeletal muscle recruitment during exercise in humans.” British journal of sports medicine 38.6 (2004): 797-806.